Author - Manuela

Centro Aperto Aretè

II Centro Aperto Aretè, quale risorsa del Servizio Sociale della Comunità Alto Garda e Ledro, ha l’obiettivo principale di offrire un luogo di socialità e di incontro; uno spazio socio-educativo in cui costruire relazioni significative tra minori, famiglie, generazioni e servizi.

Il Centro è attivato dall’A.P.S.P. Casa Mia, in collaborazione con i Comuni, gli Istituti Comprensivi e gli enti/le associazioni del territorio.

Per i bambini dai 5 agli 11 anni: Attività ludico-sportiva; Laboratori creativi e manuali; Corsi di cucina, falegnameria, disegno..; Uscite sul territorio

Per bambini e genitori: Spazio aperto per genitori e bambini dai 3 ai 6 anni;Laboratori tematici; Attività ricreative e di gioco

Per genitori e adulti: Percorsi formativi e workshop di approfondimento, Spazio di ascolto, orientamento e consulenza pedagogica; Attività ricreative di incontro e conoscenza

A.P.S.P. CASA MIA Viale Trento 26 – 38066 Riva del Garda (TN) – Tel 0464 576215

Mail: centroaperto@casamiariva.it

http://www.casamiariva.it/content/centri-aperti

Metti una sera al Berry House

Il Berry House di Vigolo Vattaro non si può raccontare. E’ un luogo che chiede di essere vissuto e soprattutto chiede di usare ogni senso a disposizione, siate voi adulti o bambini. Il bello non ha età. I profumi non hanno naso. I sapori veri, quelli della terra e della tradizione vanno bene per tutti. La quiete e la tranquillità è cosa per ognuno. Il legno grezzo, la stoffa morbida, le forchette pesanti e i bicchieri di cristallo hanno consistenze che incantano.

20151231081432-3Ecco perché vi parlo del Berry House proprio qui, sul sito dei bambini e delle famiglie per antonomasia. Ieri c’erano piedini con i calzini antiscivolo che scorrazzavano per i tavoli, 6 tavoli in tutto, per la precisione, ed erano piedini felici. Sarà perché forse erano di bimbi che avevano il piacere di soggiornare in questo stupefacente luogo anche per la notte. Sarà che magari erano piedini che fino a qualche minuto prima erano in aria per via dell’altalena allestita nella stanza. Sarà che un luogo confortevole lo è e basta e che il bianco, il grigio, il legno grezzo e tutti gli addobbi di Natale ti trasportano in un’altra dimensione. Sarà che ci sono piatti che ti lasciano con la voglia di riprovare a gustarli e a scoprire sapori nuovi.20151231081433-1

Sarà semplicemente che il Berry House è bello, ma bello vero, che a dirlo così sembra di parlare di un grande ristorante chic  ma alla fine è una casa, un’azienda, un sogno. “Whis it…, Dream it…, Do it…” recita una delle pareti decorate ed è così: il Berry House nasce dal sogno di qualcuno che è andato oltre il concetto di “agritur” o “azienda agricola”, qualcuno che si  chiesto  chi lo dice che se gestisci un posto “rustico” nel contesto e nelle materie prime devi per forza scadere nel classico? Qui si è in un’ambiente raffinato ma amichevole  dove i canederli diventano un carpaccio e dove e le castagne gnocchetti golosi; dove le puntine di maiale, gustose da leccarsi le dita, sono “ribs” e sovrastano una torretta di patate al forno che nemmeno il più restio dei bambini potrebbe evitare. Vogliamo parlare della composizione con il tartufo trentino? 20151231081432Un salto con la memoria ai grostoli di carnevale, non unti, non di carnevale, ma un inevitabile richiamo alla tradizione e alla cucina squisitamente casereccia seppur con impiattamento da lode. Non sono un critico culinario, è ovvio, ma i miei occhi e la mia pancia son rimasti felici. Può bastare?

Ci tornerò con i bambini, che amano i gusti trentini ma non disdegnano che siano presentati in modo elegante. In fondo l’ho detto sin dall’inizio: il bello è bello, piace a tutti, non ci sono dubbi.

20151231081435I prezzi? Onesti a mio avviso e con un bellissimo menù del giorno tra cui scegliere cosa mangiare. Un secondo di ottima qualità che non supera i 16€ mi pare più che ragionevole.

Consigli per l’abbigliamento? Nessuno, ma ammetto che ho invidiato la ragazza dai capelli rossi seduta davanti a me con il maglione blu in stile norvegese: praticamente perfetta per il posto. 😉

Un plauso per tutti gli oggetti, il buon gusto, l’accoglienza e la cura del dettaglio a chi gestisce questa bella isola felice a Vigolo Vattaro, la Vigolana ne vada fiera .

Abbiamo anche scoperto che in primavera ed estate il Berry House ospita una fattoria didattica da visitare e quindi non ci resta che aspettare la bella stagione per tornare a visitare e anche a mangiare, è ovvio, ammesso che non torniamo molto ma molto presto.

Berry House si trova a Vattaro in località Pozze, 3. Per tutte le info potete telefonare al 328 956 9309 oppure visitare il sito.

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Capodanno che vai, tradizioni che trovi

Ho letto un articoletto che mi ha acceso una grandissima curiosità: ma voi, che tradizioni familiari avete a Capodanno? Io ammetto che non ricordo nessun capodanno senza biancheria rossa, grazie alla mia mamma che ha sempre tenuto viva questa spiritosa usanza. I miei bimbi l’hanno sempre ricevuta in regalo e anche loro sempre indossata. Ma voi, a cosa siete legati? Mi piacerebbe scoprirlo… magari sarebbe un ottimo “campionamento” delle usanze dei trentini. Intanto vi regalo delle chicche sulle usanze straniere oltre all’immancabile cenone.

Se non siete nati al sud forse non sapete che in questa zona dell’Italia esiste ancora la tradizione di lanciare oggetti vecchi dalla finestra, per simboleggiare il detto “anno nuovo, vita nuova” (e come portafortuna, un po’ tutta Italia questo, bisogna indossare dell’intimo rosso).
In Belgio invece lo spirito del Capodanno va oltre i banchetti e i festeggiamenti tra amici, perché è tradizione, tra gli allevatori, fare gli auguri di buon anno anche agli animali delle fattorie, con la speranza che l’anno a venire possa essere prospero.
Ora una cosa che ho fatto anche io da ragazzina e che arriva dalla bella Spagna: allo scoccare della mezzanotte si dessert-uva-capodannodevono mangiano 12 chicchi d’uva, uno per ogni mese dell’anno. Tradizione antica che risale ad un aneddoto storico di un re, agli inizi del ‘900, che ha Capodanno distribuì grappoli d’uva al popolo.
bleigiessenE gli amici tedeschi? Notoriamente “tutti d’un pezzo”? A Capodanno in Germania, tra le tante cose, usano addirittura una tecnica divinatoria chiamata ‘Bleigiessen’ per predire il futuro. Come? Con la chimica: viene fatto colare del metallo fuso nell’acqua fredda e si interpreta la forma che questo assume una volta solidificato. Immaginatevi che storie fantasiose…però molto divertente!
Un po’ poco al passo con i tempi in fatto di evitare gli sprechi, ma decisamente originale  l’usanza degli svizzeri: che fanno cadere e lasciano in terra una cucchiaiata di panna. Si dice che in questo modo l’anno nuovo porterà ricchezza e prosperità. Il fine giustifica i mezzi?panna-vegetale
E infine, nella nostra lista ecco i più temerari: gli olandesi. Loro (ma non credo tutti tutti) amano inziare l’anno con un bel tuffo in mare. In particolare a Scheveningen, dove ogni anno si radunano oltre 10.000 intrepidi nuotatori invernali. E dopo il tuffo ci si scalda con una bella cioccolata calda e una zuppa di piselli. Ecco, per dire, io salverei solo la cioccolata e credo che continuerò con la mia bella tradizione della biancheria rossa. Meno pericoloso e decisamente più “all’italiana”.cid184383_nieuwjaarsduik-scheveningen

Per i più viaggiatori ci possiamo spingere anche un po’ fuori dai confini europei e scopriamo che, nemmeno a dirlo, in Brasile ci si veste tutti di giallo, che è il colore dell’oro, del sole e della luce e direi anche della gioia di vivere di questo popolo. In Messico, per tutta la giornata si accende e si spegne il fuoco gettando tra le fiamme pietre o mestoli di legno. Simpatica anche la Russia che non solo festeggia il Capodanno per ben due volte: il 31 dicembre secondo il calendario Gregoriano e il 13 gennaio secondo quello Giuliano (detto anche Capodanno vecchio), ma la cui popolazione ha l’usanza di aprire la porta di casa al dodicesimo rintocco per far entrare l’anno nuovo. Bello vero?

Ci sembrava simpatico condividere con voi queste chicche sulle tradizioni straniere che sicuramente faranno sorridere o incuriosiranno anche i vostri bambini. Aspettiamo le vostre abitudini… =) Buon 2016 a tutti!

New-Years-Eve

Capire insieme la “disortografia”

Io quando pronuncio la parola “discalculia” guardo dritto negli occhi le persone con cui sto parlando, per capire se sanno cosa vado dicendo o se, per comprensibile circostanza, fanno solo finta di comprendere. Non è facile stare al passo con le definizioni e le caratteristiche che rientrano nello spettro dei “disturbi specifici di apprendimento” (DSA), soprattuto se, fortunatamente, non ci si ha mai avuto a che fare. Il nostro amico logopedista, Lorenzo Cannelli, che ci aveva già dato delle dritte in un post precedente rispondendo ad alcune domande, ci conduce questa volta alla scoperta di uno dei tipici disturbi dell’apprendimento: la “disortografia” e non trattandosi lui di un’enciclopedia ma di un professionista con esperienza e ampie capacità comunicative (e rassicuranti aggiungerei), è interessante capire la sua visione di questo “disturbo”. Ecco cosa ci scrive:

Se guardate nei libri di linguistica molto spesso si definisce l’italiano come una lingua trasparente. Un linguaggio che ha una concordanza quasi perfetta tra la parte scritta e la parte letta. Pensiamo infatti alla parola “scrivere” che in italiano si legge proprio come si scrive, rispetto all’inglese write, al tedesco schreiben e al francese ècrire.
Ma non è così semplice! In verità l’italiano è una lingua SEMI-trasparente e, anche se i nostri ragazzini sono più fortunati rispetto ai coetanei tedeschi o francesi (la cui incidenza è doppia), la disortografia è una difficoltà molto presente e viva nelle nostre scuole! Questa caratteristica fa parte dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e porta ad una mancata automatizzazione dei processi ortografici della scrittura.

 Infatti i suoni (come la V/F) e la loro rappresentazione grafica non sempre trovano una corretta corrispondenza!

esempio di un paziente disortografico seguito da Loreno

Esempio di scritto di un paziente disortografico seguito da Lorenzo

Le variabili chi, ci, ca, cie ad esempio sono tra le più comuni variazioni fonologiche.
Assieme alle doppie, all’acca, alla QU e a tutti quei gruppi di lettere che non trovano corrispondenza nel suono parlato.

Scrivere in italiano potrebbe sembrare una componente molto semplice, rispetto alle altre lingue del mondo, ma dobbiamo far capire che questo non è così per tutti, alcuni possono non arrivare ad una completa automatizzazione di questa abilità! 
Bisogna dirlo ai Skull-and-swordsnostri ragazzi che la lingua italiana è ricca di trabocchetti ed inganni! E gli studenti che presentano queste difficoltà di apprendimento devono stare molto attenti a non cadere proprio in queste classiche trappole! Io spesso racconto loro che me li immagino come pirati alla ricerca di un tesoro: devono stare molto attenti, con gli occhi e le orecchie ben allenate ad ogni piccola variazione e magari, aiutati da una bella mappa (compensatrice)! 
Ma anche noi adulti, da buoni pirati, impariamo a chiudere un occhio se vediamo spesso certi tipi di errori. Difficilmente un ragazzino con disortografia si accorge dell’errore commesso e l‘aiuto più grande proviene da se stesso, da una rilettura guidata, una consapevolezza della complicazione del sistema di scrittura. Ora, grazie al computer, hanno la possibilità di accorgersi velocemente dell’errore vedendo la serpentina rossa e il suggerimento del PC ma questo deve diventare un aiuto importante e non la completa sostituzione della scrittura che, al pari della lettura, deve rimane un piacere e non una tortura!

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Grazie a Lorenzo e a questa chiara introduzione su uno dei disturbi specifici dell’apprendimento  che piano piano andremo a conoscere. Se qualcuno volesse fare delle domande Lorenzo è a disposizione e risponderà proprio tramite il nostro sito. Scrivete a : logolorenzo@live.it

L’importanza del linguaggio

Siete stati bravissimi e come sospettavo non ci avete deluso! Vi avevamo infatti suggerito di proporre qualche domanda, nel caso ne aveste avute, al nostro Lorenzo Cannelli, il logopedista che ci affiancherà in questa rubrica dedicata a tutti i problemi legati alla prima infanzia, ma anche all’età scolare. Le domande sono arrivate in fretta e con nostra grande gioia Lorenzo risponderà piano piano a tutte. Tra le tante perplessità alcune si riferivano a un aspetto che scopriamo, grazie a lui, essere fondamentale per lo sviluppo sano dei nostri piccoli cuccioli d’uomo: il linguaggio. Ecco direttamente dalla sua penna cosa ci spiega Lorenzo in modo semplice e immediato, a proposito di questo delicato argomento.

In questa settimana mi sono arrivate molte mail e riscopro con gioia un mondo di genitori curiosi, attenti e molto spesso preoccupati sulle tappe di acquisizione del linguaggio dei loro bambini! 
Volevo innanzitutto ringraziarvi per la fiducia e spero di essere
esauriente nelle risposte.

1348014598Il linguaggio è un sistema complesso e molto articolato che al pari della competenza psicomotoria necessita di tappe di sviluppo ben delineate e una lenta maturazione sia fisiologica che anatomo-cognitiva.
 Il linguaggio è la MANIFESTAZIONE DELL’ESSERE, la progressiva rivelazione di un soggetto comunicante che attraverso la voce racconta chi è e il suo pensiero.

children-talking-and-playing-telephoneDalla nascita fino ai primi anni, il linguaggio (inteso inizialmente come babbling, gridolini e versetti) è, al pari del movimento, una competenza immatura che prosegue per tentativi. 
Saranno gli adulti che lo circondano a rinforzarlo, parlando al bambino con voce cantilenante, innaturalmente chiara per delimitare le frequenze dell’orecchio del bambino perché lui possa potenziare la comprensione di determinati suoni del nostro linguaggio. Nasceranno su ripetizioni le prime sillabe ripetute che avranno valore semantico (es: “bi-bi” per molti, tra cui io, era il bere) e così via fino ad una maturazione cognitiva che permetterà di creare una libreria di parole per formare le prime piccole frasi.
 Ma, vi chiedete, se tutto questo processo è da considerarsi così “naturale” dove va posta allora l’attenzione?
2014-04-30-facetoface1Innanzitutto sulla stimolazione del bambino che va affrontata già dai primi mesi spronandolo a fare dei versetti, lasciando il piccolo divertirsi con la sua voce. Importante controllare spesso che senta tutti i suoni alternando le orecchie e richiamandolo sia con la voce sia con piccoli giochi sonori. Attenzione a quei bambini che fin dai primi anni di vita presentano spesso rinorrea (naso intasato) o otiti perché il muco altera le frequenze del parlato.

Un’altro argomento importante e particolare attenzione va posta sulle letterine, soprattutto sulla loro assenza, sulla distorsione o sull’inversione. Ma per tutto questo avremo sicuramente tempo da dedicare assieme proseguendo questo viaggio nel meraviglioso, ma delicato, mondo del linguaggio!

Consigli utili, qualche idea per aiutarsi a capire se il nostro piccolo ha qualche difficoltà, con la postilla fondamentale di rivolgersi sempre e comunque ad un esperto, come Lorenzo, per poter verificare se i dubbi sono fondati o meno e adottare le giuste strategie di intervento.

Grazie al nostro logopedista del cuore e se avete domande continuate a inviarle a logolorenzo@live.it.

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Logopedia non ci fai paura! Ecco Lorenzo

Sapete quanto ci piace avere nuovi amici, soprattutto quando hanno qualcosa di interessante da dire e consigli utili da dispensare. Oggi vi presentiamo un ragazzo giovane ma con grande passione per quello che per lui non è solo un lavoro, ma piuttosto una grande passione e a volte anche una missione. Lo si vede da come gli brillano gli occhi quando parla dei “suoi bambini” e dei risultati che riesce ad ottenere o dei progetti che cerca di perseguire. Da oggi ci darà delle risposte su argomenti che ci fanno un pochino soffrire, perché non piace a nessun genitore vedere un figlio in difficoltà, ma sappiate, e lo dico per esperienza personale, che se si incontrano le persone giuste e si crede fermamente nel percorso che si decide di seguire le cose possono solo andare meglio.

Lorenzo Cainelli, così si chiama il nostro nuovo amico, ci spiega cosa fa nella vita ed è a disposizione per voi se avete delle domande, dei quesiti o se volete conoscere meglio il suo lavoro. Da vero professionista qual è ha preparato il suo curriculum vitae in modo che possiate capire il suo tipo di esperienza e in questo articolo ci ha spiegato le prime nozioni utili.slide1

CHE COSA FA UN LOGOPEDISTA?

Beh, è davvero difficile da spiegare! Soprattutto se lo si chiede ai bambini che vengono in studio e che all’inizio sperano solamente di saltare qualche ora di scuola! Eppure, se dopo qualche tempo si prova a richiedere a loro che cos’è il logopedista,  quel  «ci vado perché faccio fatica con le paroline..» è la descrizione più bella della nostra mission di riabilitatori!
Ufficialmente la logopedia ha molte definizioni, soprattutto in una società in continua evoluzione in cui molti ambiti si intersecano, si mescolano e si confondono. Fortunatamente nel nostro lavoro abbiamo dei punti fissi, una stella polare che ci aiuta a restare focalizzati sul  linguaggio, sulla parola e sulla voce.

IL LINGUAGGIO È UNA COSA MOLTO SERIA!

Lo è per davvero, perché è il mezzo, lo strumento con cui esprimiamo ciò che siamo e, che siano le letterine ad avere dei problemi, la parolina o persino la frase intera, quello che avverte dentro di se un bambino e quello che rimanda all’esterno è un terribile  senso di inadeguatezza e di disagio. E se questo disagio, in tutte le sue forme, rimane e sedimenta allora le difficoltà del linguaggio si ripercuoteranno inevitabilmente anche negli apprendimenti di cui esso è diretta manifestazione.

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IL LINGUAGGIO FORMA IL PENSIERO!

Sapere questo è fondamentale, soprattutto nei primi anni di vita, quando il lessico non è ancora sufficiente per poter supportare ogni situazione. Quello che il bambino sa e riesce a dire è tutto ciò che ha! Se avete voglia di seguirmi in questo primo percorso con Il Trentino dei bambini, avremo modo di capire le tappe del linguaggio e scoprire come piccole accortezze possano portare giovamento nell’atto comunicativo. Approfondiremo le letterine mancanti, la R che non compare, la voce roca di chi grida tanto fino ai primi anni di scuola con la gestione delle prime sillabe in lettura e scrittura. Tante piccole situazioni che parecchi di voi, credo, conoscono bene.

OGNI BAMBINO HA I SUOI TEMPI!

Questa è la regola di base e non va dimenticato che le forzature sono inutili, soprattutto se non vi sono le basi che supportano ciò che potrebbe essere motivo di ulteriore frustrazione.
Ma altrettanto fondamentale è essere sempre attenti e vigili (con serenità) per evitare che il linguaggio e/o gli apprendimenti diventino ulteriori fattori di ansia.

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Per farvi capire meglio cosa fa un logopedista vi racconto questo esempio che vedete in fotografia.

Martina di seconda elementare (con pregressi disturbi del linguaggio) si trova a completare questa breve storiellina in cui la sirena ha come amici un polipo e una conchiglia.

Martina sa che “CONCHIGLIA” è una parola davvero difficile e che sicuramente non riuscirà a scriverla correttamente. Non ci prova nemmeno e preferisce dire “la conchiglia non è più sua amica!”.

Io capisco, sorrido ed evito di fargliela scrivere.

Ma ciò che rimane è che la povera sirena ha perso un’amica.

Ecco chi è Lorenzo Cannelli: un logopedista con la passione per la sua missione (fa rima ma ci piace) e con il sorriso sulle labbra, oltre che con splendide idee sempre in testa. Ci aiuterà a capirne un po’ di più e anche a capire che non ci sono bambini sbagliati o che non possono fare le cose come gli altri, ci sono solo bambini; a volte da aiutare perché possano sentirsi meno a disagio e meno frustrati. Noi non vediamo l’ora di leggere il suo prossimo intervento!

Se nel frattempo avete bisogno di contattarlo, Lorenzo è disponibile, intanto per email a logolorenzo@live.it. Se manderete delle domande per email nel prossimo post Lorenzo risponderà volentieri! 

Natale chiama e Timothy risponde

imageA casa mia già si parla di Natale, complici i tanti mercatini che aprono, le luminarie e il fatto che io aspetto Natale tutto l’anno come un dono. I miei figli hanno preso da me e oggi Timothy era decisamente in modalità Christmas perché ha voluto destreggiarsi con un lavoretto di recupero a tema. Noi che siamo da sempre accumulatori seriali di materiali utili per i lavoretti avevamo fatto scorta di rotolini della carta igienica finita che oggi, finalmente hanno trovato nuova vita.

Ecco l’albero di Natale da appendere tutto handmade di quel pazzerello di Timmy. Vi piace? Ci sono serviti appunto: i rotolini (circa una decina ), la colla a caldo, la cucitrice, nastrino rosso e decorazioni varie a piacere (noi abbiamo usato i resti di pacchetti regalo ecc..).image

Bisogna tagliare ogni rotolino in tanti cerchietti più o meno di 1 cm di spessore e poi assemblare l’albero avvicinando uno all’altro i cerchietti, un po’ come quando si compone un grappolo d’uva. Si spillano fra loro i vari anelli e quando tutto ha preso forma, anche schiacciando e ovalizzando i vari anelli, si comincia a decorare con un puntino di colla a caldo per ogni addobbo.

Se lo si vuole appendere basta fissare dietro, in verticale, un anello che farà da gancio. Timothy lo ha usato per decorare la sua stanza e ne va molto fiero. image

Gli era rimasta ancora un po’ di creatività repressa e così ha realizzato (mentre tentavo di riordinare senza risultati) un albero di Natale ricicloso con i tappi di plastica (ho trovato fortissima la sua idea di usare il tappo verde del detersivo come fusto dell’albero 😉 ) e un pupazzo di neve da appendere all’albero sempre con i tappi.image

W i lavoretti di Natale insomma! 😉

Foglie e fiamme: che lavoretto!

Questo pomeriggio Timtohy non era proprio in forma, forse per stanchezza o forse per l’influenza in agguato, ha voluto rallentare un po’ è il suo antidoto da sempre è fare i lavoretti. Io ne avevo visto uno che mi piaceva molto, autunnale e simpatico, così gliel’ho proposto ed ecco il risultato: una carinissima  lampada di foglie!image

Lui aveva raccolto il giorno prima un po’ di foglie perché voleva fare un cestino d’autunno (che ha poi fatto con paglia, cachi, uva, zucche, arance e foglie) così le abbiamo usate anche per questo lavoretto. Se volete provare anche voi dovete avere:

delle foglie cadute, un vasetto di vetro, colla vinilica, un pennello, un po’ d’acqua e una bacinella. Per accendere avete bisogno, ovviamente, di una candelina tealight.

imagePer prima cosa diluite della colla in una bacinella con un pochino d’acqua. Poi appoggiate le foglie come desiderate e spennellate con la colla diluita. Continuate fino a ricoprire la superficie del vasetto oppure parti di essa. Lasciate asciugare e se avete uno spray / vernice trasparente spruzzatelo per fissare, ma non è necessario.

Noi ci siamo divertiti a pasticciare con la colla e ad accendere questa speciale lanternina autunnale. Provate anche voi!

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Chips colorate: buone, divertenti, sane

Questa è una super idea: bella, buona e sana! Se vi piacciono gli snack  Antonella Iannone (del blog incucinapuoi.it) ha trovato un nuovo modo di concepirli: unire la genuinità con l’allegria. Si dice che ci voglia amore per cucinare bene, ma a questo punto direi che se ci sono di mezzo i bambini un pizzico di allegria non guasta. Ecco le CHIPS COLORATE di verdure: facili e veloci da realizzare, ma anche leggere perché cotte al forno! Mi pare che ci siano tutti i presupposti per passare anche i più duri dei test sulla genuinità ( di questi tempi poi..). La cosa bella è che questo è solo l’inizio: ci si può infatti sbizzarrire perché possono andar bene tutte le verdure che troviamo ora sui banchi del mercato e possono essere condite con spezie di ogni tipo, dandoci l’occasione di sperimentare nuovi gusti e aprire le porte a nuovi profumi, nuove consistenze e aromi anche ai nostri piccoli.

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Mi raccomando però, la cosa importante, mi ha spiegato Antonella, è non bagnare troppo le fettine di verdura con olio, altrimenti si rischia di bruciarle e di renderle un pochino troppo “caloriche”.

Penna e bloc notes alla portata? Allora via con la lista della spesa (low cost come sempre):

1 barbabietola
1 sedano rapa
1/2 zucca
1 cucchiaio di olio extra vergine d’oliva
rosmarino, o paprika dolce o pepe (o altre spezie)
sale

Vi serviranno: mandolino, ciotolina, carta forno.

chips-di-barbabietolaEcco come prepararle:

Preriscaldare il forno a 180° ventilato. Sbucciare le verdure e con una mandolina affettarle finemente. Rivestire una placca con carta forno e disporre le fettine di verdure. In una ciotolina versare il cucchiaio d’olio e mescolarlo con la spezia scelta. Spennellare ogni fettina di verdura con l’olio profumato. Infornare e cuocere per 15 minuti circa. A metà tempo aprire il forno e girare le singole fettine. Una volta cotte togliere dal forno e salare. Et voilà!

A noi piacciono tantissimo tutti questi colori e ci invogliano un sacco oltre che ad essere “in tinta” con i colori dell’autunno che si vedono fuori dalla finestra! Potete portarli anche al cinema… altro che pop-corn! 😉

Buon week end a tutti e date un’occhiata anche ai corsi di Antonella sul suo blog o sulla pagina Facebook “Passione Cucina”, le sue idee sono sempre uniche!

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Un libro noioso e soporifero. Geniale.

Vi parlerò onestamente, il libro di cui sto per raccontarvi non mi ha entusiasmato: troppo lungo, troppo noioso e con delle illustrazioni un po’ anonime. Timothy si è addormentato a metà di pagina tre. Vi basta? A me poi non è piaciuto nemmeno leggerlo: uno sbadiglio ad ogni pagina e un sacco di ripetizioni. Se vi consiglio di acquistarlo? Assolutamente…sì!

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Non sono impazzita ovviamente, vi sto solo raccontando del caso editoriale del momento: “Il coniglio che voleva addormentarsi di quel genio di Carl-Johan Forssén Ehrlin che ha messo insieme, oltre alla sua esperienza, una serie di tecniche psicologiche di rilassamento e ha creato un libro che mancava nel panorama delle tecniche per tentare di addormentare i pupi (ricordate il tanto discusso “Fate la nanna?”). E’ un volumetto anche scontato da un certo punto di vista, ma vi assicuro che ha i suo fascino e, secondo me, funziona. Però attenzione: non sono ammessi errori nella lettura, i genitori devono prima essere certi di cosa stanno per fare. Niente paura, ovviamente, si tratta solo di rendere efficace o meno il libro, nulla di più, ma in ogni caso, siccome la lettura non è per niente entusiasmante, meglio essere consci delle regole. IMG_3804Le trovate tutte elencate nella prima pagina alla voce “Istruzioni per il lettore”. Prima di tutto dovete sapere cosa significa il grassetto, il corsivo e le parentesi quadre. Dovete coinvolgere in modo “passivo” il vostro bambino e assicurarvi che le condizioni ambientali siano giuste per facilitare il sonno.

Io ho provato e nonostante fossi partita davvero scettica alla fine mi sono ricreduta. Ora non so se Timothy si è addormentato fisso per via del libro o per via del fatto che era stanco morto dopo un giorno intero tra lavoretti, corse, giochi e molto altro, certo è che si è addormentato molto facilmente e soprattutto mi pareva rilassato più del solito. Leggendo però ho provato a immaginare la situazione con un bambino più piccolo e più reticente al sonno e credo che potrebbe realmente funzionare.IMG_3805
Io vi consiglio di provare. Secondo me è un’esperienza da fare e in fondo anche se il libro, come avevo premesso, non è avvincente, la lettura a voce alta per i bambini non può che far bene. Unico neo, secondo me, è il prezzo: 14,90€ mi é sembrato un po’ tanto, anche se ho la certezza che per i genitori che hanno problemi di “nanna” con i propri bambini, se funzionasse non sarebbe nulla di che. Insomma bisogna valutare l’efficacia per considerarne il prezzo giusto o meno.
Edito da Mondadori lo trovate disponibile anche come e-book. Io l’ho acquistato a Lavis da Elena, de La Pulce d’acqua, perché come sempre a me piace il gusto degli acquisti nelle piccole realtà.

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Buona nanna a tutti!