Author - Manuela

Azienda Agricola Gabriele Calliari

E’ un’azienda che si occupa di animali e si trova  in alta Val di Non con mucche, cavalli, asini, caprette, coniglietti, galline e cani.  12672132_1618401871715716_4901019875016583648_oE’ aperta tutto l’anno, su prenotazione. Le visite guidate in fattoria offrono a tutti i visitatori dei divertenti ed interessanti laboratori per grandi e piccini:

  • “fieno e fantasia” dove si usa il fieno profumato per realizzare insieme originali creazioni;
  • “facciamo l’orto pensile” per dare nuova vita ai materiali di recupero che diventeranno uno spiritoso orticello
  • “c’è della frutta nel mio barattolo!”  per preparare insieme delle deliziose e genuine confetture con la frutta di stagione;
  • “dall’orto alla pentola”  un creativo e simpatico laboratorio per trasformare le semplici verdure in un delizioso dado vegetale.

Per potervi offrire il meglio l’azienda consiglia di prenotare la vostra visita e di essere almeno 10 persone (8 euro a persona. I bambini con meno di 2 anni non pagano), dopodiché, in base alle vostre esigenze, potrete organizzare insieme l’itinerario per trascorrere delle piacevoli giornate!

Ma c’è di più perché esiste la possibilità di essere “contadini per un giorno”: i titolari dell’azienda sono pronti ad accompagnarvi in un’intera giornata da contadini per fare un reale e intenso “tuffo”nel quotidiano della loro attività agricola. Visiterete e proverete a lavorare negli orti, nella stalla e nei campi!

Le attività sono disponibili per gruppi previa prenotazione e per tutte le informazioni chiamate Flavia al 340 0017649. Esiste la possibilità di pranzare, grazie alla cucina o  anche con pranzo al sacco. In più si possono comprare le famose confetture, sciroppi, succhi, verdure e frutta marchiati “Le coccole di mammina”.

In inverno ci sono laboratori con le scuole o con gruppi con più di 5 bambini, costo Euro 8,00 a bambino compresa merenda.

Indirizzo: via Belvedere, 24, Malosco
Contatto: 0463.830141, 340.0017649, info@aziendaagricolacaliari.com11251769_1518454885043749_5211464981454652475_o

C’era una volta il libro delle favole

Non ditemi che avete già pensato a un post polemico. No alle polemiche perché niente e nessuno potrà sottrarci mai la magia della carta stampata, tantomeno in materia di favole, fiabe e derivati. Bisogna però cedere all’evidenza: i tempi cambiano, le esigenze cambiano, i mezzi di comunicazione si moltiplicano e demonizzarli non serve. Sfruttiamoli…che è meglio (come direbbe il famoso Quattrocchi). E’ proprio quello che deve aver pensato Manuel Ranzoni quando si è messo in testa di creare il sito e l’APP (disponibile sia per Android che per iOS) “Ti racconto una fiaba”. Invece di bambini abbiamo “nativi digitali”? Bene, ecco servite le digi-favole.

icon175x175Ho scaricato l’APP per potervela raccontare. L’ho pagata 1,99€, ma prima di tutto mi sono fatta anche un giretto sul sito e ho scoperto che:

  1. non solo si trovano più di tremila fiabe e affini, ma si possono anche inviare le proprie creazioni (anche quelle dei piccoli, per intenderci): basta registrarsi gratuitamente e condividere la propria fantasia!
  2. non solo fiabe “classiche”, ma anche fiabe in inglese, filastrocche, audio fiabe e video fiabe, fiabe illustrate
  3. “Fiaba 140”, ovvero la possibilità di scrivere in 140 caratteri una fiaba e postarla su Twitter con @fiaba140 per poi vedere se viene pubblicata. Che idea!
  4. scegliere una fiaba adatta è facilissimo perché sono tutte catalogate per tipologia, autore, tema (feste, ricorrenze o spunti didattici vari)  e chi ne ha più ne metta

L’APP è meno carina del sito a mio avviso, ma sicuramente più funzionale se siete in viaggio o cercate proprio una “fiaba al volo”. Nella parte del sito in cui si illustrano le funzioni delle applicazioni viene riportata la possibilità di registrare la propria voce mentre si narra la favola, in modo che il bambino possa poi riascoltarla ovunque senza bisogno di leggerla nuovamente. In realtà io non sono riuscita a provare questa funzione perché mi hanno informato che è attiva solo per Android. Per iPhone arriverà molto presto. Credo sia molto interessante come applicazione, proprio per riportare le favole ad una dimensione più “romantica”, quella da cui provengono in effetti. Immaginate quando papà o mamma sono lontani che meraviglia sentire comunque da loro una bella favola (magari usando il tablet di famiglia).

In ogni caso l’APP è utile prima di tutto per accedere ai contenuti anche in assenza di connessione internet (a parte le video e le audio fiabe almeno che non le abbiate prima scaricate). Si possono inoltre salvare le proprie fiabe preferite e poi disporre di un mezzo per raccontare in ogni momento le fiabe, in auto, in montagna, al mare, considerando che se ne aggiungono ogni giorno di nuove è proprio una bella idea.

Chissà quando lo verranno a sapere le nonne…

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Principessa a chi?!

“Dipingo i fiori per non farli morire“. Questa sua frase potrebbe bastare per descrivere un personaggio incredibile come Frida Kahlo: una vera rivoluzionaria, la prima delle spettacolari “antiprincipesse” che Rapsodia Edizioni ha voluto inserire in un progetto, a mio avviso, geniale. La collana “Antiprincipesse” é una nuova idea che vuole mettere in luce personaggi, o meglio donne,  ben lontane dallo stereotipo della principessa in stile Elsa; quelle come Frida si “sporcano costantemente le mani e combattano per affermare se stesse e quello in cui credono, anche se non possiedono un castello”.  imageNiente contro le principesse col castello, ma a me fa piacere che mia figlia capisca che per essere speciale, unica, elegante, bella, non serve seguire uno stereotipo, ma piuttosto credere nelle proprie idee e sentirsi forti. Frida non era certo la tipica donna “bella” nel senso comune del termine, ma aveva tanto da dire, un talento speciale e un carisma incredibile, nonostante la vita le abbia riservato prove dure e una morte prematura. Capace di piccole e grandi rivoluzioni come vestirsi da uomo alle medie quando l’idea dell’aspetto femminile era ancora legata ad altre abitudini, innamorarsi di un artista come Diego Riveira e vivere con lui una storia squilibrata quanto intensa, marciare per i diritti dei lavoratori con uno stato di salute così grave da portarla di lì a poco alla morte. Frida non era dunque solo una pittrice, ma un concentrato di forza e di tenacia, che ha saputo esprimere la sua personale idea di realtà attraverso i colori accessi e le allegorie dei suoi famosissimi quadri.

Inutile dire che dopo aver letto questo libro Frida ci sta ancora più simpatica, ma quello che dovete sapere é che come lei ci sono tante altre donne, che da ora poi chiameremo “antiprincipesse”, che Rapsodia Edizioni insieme alla casa editrice Argentina Chiribote vogliono presentarci, avvicinando bambini e bambine non solo a loro ma anche a terre e paesi lontani.

imageL’autrice del libro, Nadia Fink si é appoggiata a un bravissimo illustratore, Pitu Saà, che ha vignetizzato i lavori e l’immagine di Frida per fare in modo che fosse più a misura di bambino. A noi sembra un inizio col botto: il libro é più un quaderno, maneggevole, rapido da leggere, efficace. L’idea é geniale e la confezione accattivante, tanto che ora non vediamo l’ora, con Sophie, di leggere le prossime “puntate” di questa collana.

Unico neo il prezzo: 15€ sembrano davvero un po’ esagerate, ma comprendiamo le motivazioni che partono dalla tiratura limitata. Speriamo che si riesca ad abbassare un pochino fino ai 10€ che ci sembrerebbe il giusto prezzo.image

 

Kuni Kids Park: bambini al centro commerciale

Mio marito è per metà lussemburghese e spesso ci è capitato di frequentare in Lussemburgo o in paesi limitrofi (Belgio, Francia, Germania), dei centri commerciali non solo “a misura di bambino” (frase fatta che serve a invogliare i clienti), ma realmente pensati per i bambini. Parchi gioco a tema, baby parking, junior cinema, gonfiabili, mini bar e molto altro non sono per me cose fantascientifiche, almeno finché mi trovo all’estero. Per quanto riguarda Trento e dintorni siamo, ahimè, lontani anni luce. Io non sono una fanatica dei centri commerciali e la domenica di certo non mi rintano in questi luoghi affollati e poco adatti ai bambini, ma è inutile: prima o poi ci dobbiamo andare tutti…o quasi. E se la volta che ci tocca andare per forza,  la nonna non ci tiene il pupo? E se “il pupo” ha 10 anni, ci potrebbe seguire, ma piuttosto inscena la seconda guerra mondiale? Se vivi a Trento niente da fare: non vai a nessun centro commerciale ma nemmeno in centro storico, diciamocelo. A Bolzano invece sì.

KUNI-LOGO_personaggio_piccolinoAl nuovo centro commerciale Twenty di via Galileiper altro vicinissimo all’uscita dell’autostrada e con un ampio e comodo parcheggio, ci sono ben 500 mq di divertimento per bimbi dai 3 agli 11 anni, si tratta del Kuni Kids Park. Qui si trovano tante attrazioni e bellissimi ambienti ispirati alle leggende dell’Alto Adige. E come se non bastasse tutti gli arredi e i giochi del Kuni Kids Park sono realizzati su misura in legno e le pareti sono animate dai bellissimi personaggi nati dalla fantasia dell’illustratrice Evi Gasser. Nessun mobile “IKEA style” dunque, che ormai sono un must per chi desidera avere un’area family, ma un vero e proprio arredo ad hoc. Fantascienza? Direi di no.

Questo parco a tema è gestito dalla cooperativa Ki.Ba.Project e dal suo staff di educatrici: Caroline, Daniela, Helene, Jessica, Magdalena, Miranda e Simone, ognuna con il suo compito, ognuna decisa a far divertire tutti i piccoli che passano per di qua. Questo staff si occupa dell’assistenza ai bambini oltre che della cura del programma ludico/creativo che prevede laboratori artistici ed altre attività comuni (qui il programma del mese). Ogni mese l’iniziativa: “Il libro del mese” con la lettura di libri per l’infanzia. Ma al KUNI si possono anche organizzare bellissime feste di compleanno, personalizzate e a tema, invitando fino a 12 amichetti, purché si decida per un giorno dal lunedì al venerdì e si termini entro tre ore. Per prenotare una festa basta scrivere una mail a kuni@kibaproject.it oppure telefonare al numero 3489759927.

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credits Radio NBC

La struttura prevede bellissime attrazioni e stanze dedicate: dalla struttura per arrampicare allo scivolo, il nido dell’aquila, il palcoscenico e l’immancabile zona relax. In linea con il tema leggende ecco la caverna nella roccia e persino una sala per il gioco attivo. Ci sono laboratori creativi e un angolo per le costruzioni. Per chi non vuol farsi mancare un po’ d’aria ecco la terrazza all’aperto.

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credits Radio NBC

Ora che abbiamo scoperto cosa succede in questo parco divertimenti all’interno del Twenty, dovete sapere che incontrerete e scoprirete la storia leggendaria di un sacco di amici di Kuni: MOLTINA la principessa trasformista, SILLA la sirenetta dei laghi alpini, SPINA DE MUL simpatico e un po’ dispettoso e il folletto dei boschi EVON. Ci piace un sacco questa idea!

Ecco gli orari di apertura del parco: dal lunedì al venerdì dalle 14:00 alle 20:00; il sabato e la domenica dalle ore 10:00 alle ore 19:00. L’accesso per i bambini dai 3 agli 11 anni è possibile per un massimo di 3 ore (quanto basta per un “signor shopping”).
Ogni ora di “parcheggio” dei piccoli pagherete 2,50 euro (considerando che il massimo è tre ore con 7,50€ ve la caverete). Sono persino disponibili tessere fedeltà (15 ingressi + 1 ingresso gratuito) e sconti per le famiglie numerose: ingresso gratuito a partire dal terzo figlio.

L’idea ci piace e speriamo che anche qui in zona decidano di portarsi un po’ avanti con questo tipo di iniziative, oltre che con lo svecchiamento di alcuni centri commerciali.

Sempre la verità davanti alla paura

Avevo appena finito di arrampicarmi sugli specchi per arginare la curiosità impaurita di Timothy, sette anni, di fronte all’inevitabile cascata di notizie tragiche che oggi arrivano dal Belgio, quando mi è caduto lo sguardo su una nota dell’Osservatorio sui diritti dei minori dal titolo “Terrorismo: due parole su come spiegarlo ai bambini”. La cosa più sconvolgente però è che qualcuno prima dovrebbe spiegarlo anche a me…a noi grandi, insomma. La cosa vera è che non ci sono spiegazioni, ma rimane la necessità di affrontare l’argomento perché scappare dalla verità non aiuta nessuno, tantomeno i bambini. L’Osservatorio, come dice Antonio Marziale, va proprio in questa direzione: “I bambini necessitano della verità per imparare a misurarsi con il quotidiano che li circonda, per quanto nuda e cruda possa essere. D’altronde le favole non sono tutte “belle” . Per noi genitori è durissima pensare di dover mettere sul piatto dei nostri bambini un mondo che non è per niente, in questo preciso momento, un luogo idilliaco in cui crescere i propri sogni. Ma la vita è bella, sempre e comunque. Loro devono imparare ad amarla e viverla fino in fondo affrontando anche il brutto del mondo. “Sempre la verità davanti alla paura” dice l’Osservatorio: chi “ignora” avrà sempre più paura di chi è consapevole e una persona impaurita non avrà mai vita facile.

Ma il punto rimane sempre quello: quali parole? Fin dove ci possiamo spingere? Con quelle che volete voi, semplici e dirette. Non costruite castelli che non sarete mai più capaci di tenere in piedi: diventerete uno dei tre porcellini che cerca di costruire una casetta di paglia per sconfiggere il lupo, ma alla fine il lupo, o la verità, quella casetta di paglia l’abbatterà e dovrete ricominciare da capo.Risparmiare la verità ai bambini, pensando che siano troppo piccoli per capire, li trasforma in vittime alquanto impreparate di fronte a qualsiasi trauma la vita li destinerà”. Chiude così Marziale, sociologo, giornalista, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori.

Io sono d’accordo con lui: i bambini hanno risorse di cui noi nemmeno conosciamo la potenza e a volte sono in grado di tirar fuori dai guai i genitori, meglio di quanto non riusciamo a fare noi con loro. Non è una buona giornata certo per fare auguri, ma io mi auguro di riuscire a trasmettere una verità serena ai miei figli, perché possano avere la minor paura possibile e vincere questa subdola guerra.

Spero che questo pensiero abbia su di voi lo stesso effetto che ha avuto su di me: una rassicurante pacca sulla spalla, quello di cui oggi sentivo fortemente il bisogno.

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“Maternage”: alla scoperta della disabilità

Disabilità: una parola difficile che diventa ancora più difficile da comprendere appieno se non la si vive o conosce da vicino. Un’occasione per capire di più sarà quella che, dal 20 marzo al 23 maggio 2016, ci offrirà il Museo Diocesano Tridentino che ospiterà infatti la mostra “MATERNAGE – Tracce di un viaggio”, un’installazione di Laura Morelli. Questa mostra racconta il vissuto quotidiano dei genitori e dei fratelli dei bambini con disabilità e si tratta di un’iniziativa che nasce dall’esigenza di portare alla luce gli spaccati di vita quotidiana sotto forma di arte: diretta ed efficace. Già installata al Museo Diocesano di Milano, questa mostra ha avuto più di 1000 visitatori in quaranta giorni e ci si augura che anche Trento recepisca il messaggio e accolga l’opera della Morelli in modo positivo.
Tutto nasce da un progetto dell’associazione “L’abilità”, una Onlus nata a Milano nell’ottobre del 1998 dall’iniziativa di un gruppo di genitori di bambini con disabilità. Nel 2013 infatti “L’abilità” ha consegnato delle valigie vuote alle famiglie coinvolte in un progetto chiamato “In viaggio senza valigie”, chiedendo loro di riempirle con oggetti che simboleggiassero il loro vivere insieme ad un bambino con disabilità.
Il contenuto, consegnato all’artista Laura Morelli, è stato oggetto di trasformazione e hanno preso vita una serie di installazioni d’arte dai titoli evocativi. Cosa significa questa idea? Significa che chi visiterà la mostra è invitato a provare a entrare nelle case delle famiglie che vivono la disabilità day by day e soprattutto è invitato a vivere una quotidianità che spesso fa paura, il più delle volte perché sconosciuta.

Ph. Giovanni Diffidenti | Laura Morelli, Stanza 1, La palla specchiante

Ph. Giovanni Diffidenti | Laura Morelli, Stanza 1, La palla specchiante

Il percorso della mostra è un’esplosione di sensazioni e vede il susseguirsi di tre stanze da visitare attraverso esperienze sensoriali. Le prime stanze racchiudono immagini, odori, suoni che raccontano emozioni, vissuti, e sogni di padri, madri e fratelli di bambini con disabilità: un pavimento coperto di zucchero a velo vanigliato e di spezie su cui sono appoggiati gli oggetti che hanno legami di significato o di provenienza con l’attesa.
La seconda sala accoglie “Lo sguardo senza veli”: al centro, una sfera specchiante è sospesa su un letto di cipolle, qui si ascoltano le parole di genitori, fratelli e sorelle. L’ultima sala descrive il progetto “In viaggio senza valigie” e il come è nata la mostra, dando allo spettatore la possibilità di esprimere quali siano le ‘valigie’ indispensabili per il proprio viaggio esistenziale.

L’inaugurazione sarà il 19 marzo alle ore 17. Ecco i dettagli dell’evento d’apertura QUI.

Per chi volesse visitare la mostra ecco gli orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato: 9.30-12.30 / 14.00-17.30 – domenica: 10.00-13.00 / 14.00-18.00 – giorni di chiusura: ogni martedì e il giorno di Pasqua.
L’ingresso è gratuito.
Informazioni: 0461 234419 – info@museodiocesanotridentino.it

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Liberarsi delle scocciature quotidiane? Semplice!

Il giro in biblioteca con Sophie è stato illuminante: ho trovato il libro perfetto per me, ma posso scommettere anche per alcuni di voi. Posso riassumere questo libro con una frase che tutti prima o poi nella vita avrete pronunciato (pignoli e ipereordinati a parte): “Tienilo, non si sa mai che possa servire!”. E’ da qui che tutto inizia: da una semplice frase. E’ così che si inizia il cammino da accumulatore seriale, dalla volontà nobile di non sprecare, di conservare e, per quanto improbabile, riutilizzare. Le migliori accumulatrici? Le nonne  naturalmente! “Chiedi alla nonna” è la frase che maggiormente rappresenta questa situazione utile ma pur sempre di disagio. Ma da oggi con “L’arte di non buttare via niente per vivere felici” (di Dan Marshall) la vita potrebbe prendere una piega diversa. Se dobbiamo accumulare almeno facciamolo bene! Rendiamo utili le cose inutili, facciamoci furbi insomma.

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Ho estratto le 5 trovate geniali (almeno secondo il mio punto di vista) che ci possono aiutare nell’economia domestica (tra l’altro stavo riflettendo che io ero sicuramente assente a qualsiasi lezione o cenno di lezione che mi sia capitata di seguire nella mia vita…ne sono certa):

  1. il “dosso da letto” : creare una mini spondina per il letto con un cilindro galleggiante (io ne ho due rimasti da dei vecchi corsi di nuoto). Idea geniale per bambini ancora un po’ “a rischio”. Non ci avevo mai pensato, a differenza del mio mobilificio che mi voleva far spendere una bella cifretta per la spondina di legno.
  2. l'”antigoccia per ghiacciolo”: ditelo che le mani appiccicose post ghiacciolo (di vostro figlio) vi urtano come urtano me! La soluzione è in un piroettino da dolci infilato nel bastoncino esattamene sotto il ghiacciolo: raccoglierà le gocce e voi tornerete ad amare questa delizia estiva. 41DnIjaEb6L._AC_UL320_SR248,320_
  3. il “leggio per ricette”: tanti ormai usano il tablet, i robot con ricette digitali ma tanti altri hanno ancora il ricettario di carta, quello bello vissuto con le ricette della nonna. Il dilemma è sempre lo stesso: come tenerlo aperto con le mani occupate? Ci pensa una gruccia per pantaloni: appendete la gruccia, pinzate il libro aperto con le due molle e al via i lavori! Che genialità!
  4. il “contenitore anti-nodi per cavetti” (o per le maledette cuffie dell’ipod). Vecchie custodie di occhiali che non sapete come usare? Vi risolveranno la noia dei cavi intricati (la mia borsa sembra la foresta di mangrovie dell’Amazzonia… e mi fermerei qui). Riporre i cavi nella custodia sarà efficacissimo e, tra l’altro, vi farà fare un figurone.
  5. l'”aspirapolvere per angolini”: non ci crederete, ma se avete in casa uno di quei dispenser per le salse con il beccuccio sottile potrete trovare rimedio all’annoso problema della polvere negli angolini più estremi. Applicate il beccuccio (la parte tonda finale per intenderci, quella che si avvita) in cima al tubo dell’aspirapolvere e…godetevi la scena dell’eliminazione delle più infime delle polverine negli angoli.

Ditelo, vi prego: “Geniale!”. Magari qualcuno di voi in autonomia ha anche altri stratagemmi da proporre. Qui ne ho elencati alcuni soltanto, ma nel libro, tra l’altro scritto con ironia e velocissimo da leggere, trovate ben 130 “soluzioni pratiche”, divise per categoria e con tanti trucchi anche non “riciclosi”. Sono certa che davanti alle “tortilla chips” usate come accendi-fuoco, in casi estremi, non potrete che sorridere come ho fatto io.

Il libro è delle edizioni Mondadori e come titolo originale porta ” Life Hacks. Handy Hints To Make Life Easier”; costo di copertina euro 15,90.

 

Un’oca chiamata “Becco di Rame”

“Io sono Becco di Rame, un’oca speciale che ha vissuto una storia straordinaria. La mia storia ha come fondamento il rispetto, la serenità e l’amore tra uomo e animale. In questa bellissima fattoria toscana, una brutta disavventura è diventata una storia di passione e amore. […] questo racconto dimostra come possa essere straordinaria ed emozionante la vita”

Inizia così un bellissimo libro che già con queste parole spiega la propria missione e la sua grandezza. In verità, vi confesso, è da un paio di settimane che devo scrivere questo pezzo su “Becco di Rame”, ma non l’avevo ancora fatto perché il libro staziona sempre sul comodino, pronto per le letture della nanna. “Mamma mi leggi la parte in cui Becco di Rame affronta la volpe? Ma non aveva paura?” “Mamma ma Becco di Rame era felice quando ha avuto il becco nuovo?”. Questa e mille altre domande sono il risultato della lettura di questo bel volumetto che parte, per l’appunto, da una storia vissuta. image

Becco di Rame, un’oca tolosa, racconta in prima persona la sua storia vera: il suo arrivo in fattoria dal mercato contadino, le sue grandi amicizie, l’incidente con la volpe, l’intervento del dottore che le ha regalato un becco nuovo plasmato per lei con un foglio di rame e infine il ritorno in fattoria e l’incontro con l’amore.  E’ una storia di coraggio e di rivalsa,  ma soprattutto d’amore e il  fatto che sia un animale ad esserne protagonista è la chiave di lettura. Becco di Rame è un eroe: aiuta i suoi amici sprezzante del pericolo e trova qualcuno che, nonostante lui sia un cosiddetto “animale destinato all’alimentazione umana”, lo comprende, lo aiuta e gli salva la vita. Voi penserete che sia normale, ma ahimè non sempre è così, spesso questo genere di animali viene semplicemente soppresso. La cultura del rispetto è una cosa difficile da impartire ma indispensabile e l’autore, Alberto Briganti, nonché il medico che ha curato Becco di Rame cerca con questa storia di fare un grosso passo avanti in questo senso.copertina

E’ un messaggio forte quello di questa storia, un messaggio di ecologia in primis, ma  c’è di più e a rivelarlo sono le ultime pagine del libro: “Nelle giornate di sole i raggi facevano risplendere il mio becco di rame come un meraviglioso gioiello. Tutti mi osservavano con grande meraviglia e la gioia di avermi di nuovo tra loro era tanta. […] Tutte le mattine andavo a specchiarmi nell’acqua dello stagno e i mei amici erano incantati alla visione di quel metallo luccicante. Ero più sicuro di me e mi sembrava di essere invincibile! “. A me sembra che Becco di Rame dia un bell’esempio di accettazione di se stessi, di inclusione e di grande forza. A volte quando i bambini sono piccoli anche un paio di occhiali possono rappresentare uno scoglio nell’accettazione della propria persona e soprattuto nel rapportarsi serenamente con gli altri. Becco di Rame può aiutarci nel far capire ai nostri figli il valore della loro esistenza, comunque essa sia.

Questa storia, che può essere letta semplicemente a casa, ha anche dei risvolti didattici e su www.beccodirame.com se ne possono scoprire i contenuti. Il libro è dotato inoltre di due CD: uno con il progetto didattico e uno con la storia narrata. E ho scoperto che sarebbe possibile anche avere la presentazione del libro proprio con la presenza di Becco di Rame…immaginate che emozione per i bambini!

Il costo è di € 18,00 e so che Elena de “La pulce d’acqua” di Lavis ne ha una bella scorta,  ma se volete la potete ordinare anche online direttamente dal sito (con l’aggiunta delle spese di spedizione).image-2

Un poster non fa adolescente (o sí?)

Come iniziare bene una giornata: “Ah, diventiamo grandi qui eh? Significa che stai invecchiando anche tu (sogghigno malefico di sottofondo)” è stato il buongiorno della nonna (alias mia mamma) alla vista dei primi poster di Sophie appesi sopra il letto. E l’immagine successiva è quella di me che sprofondo nel baratro dei ricordi appesa al bavero della giacca di pelle di un Tom Cruise troppo Top Gun, dal sorriso storto  ma sexy come non mai. Ok stop! Ma un poster fa già adolescenza? Cioè ho ancora del tempo per godermi la mia bambina? Perchè io lo voglio!

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Comunque, chi di voi non ha mai attaccato poster (anche a caso a tratti) nella sua cameretta?  Mia sorella era imbattibile: ricordo ancora il faccione di Pierre Cossò e di Scialpi che mi sorridevano all’ingresso della sua stanza. Era ed è una cosa deliziosa, meno delizioso lo scotch che si appiccia al muro o all’armadio e che il papà deve togliere con due ore di duro lavoro comprensive di paternale, stucco che cola e moniti per il futuro. Ma tanto il giorno dopo lo scotch tornava sempre insieme al faccione di qualche nuova icona del pop (Bon Jovi mon amour) o della TV. E qui, cari miei, apro un capitolo che non dovrei aprire mai ma lo farò con voi, perché possiate smettere fin da subito di rompere le scatole ai vostri figli con assurde paranoie da attaccamento morboso a film, telefilm, serie TV. Alzi la mano e scagli la prima pietra chi non ha mai guardato E.R. (oh mio Dottor Ross perché ora bevi solo caffè? Tristezza), Beverly Hills 90210 (anche a 18 anni sì.. e allora?), Dowson’s Creek (auauauauananway, ricordate?), O.C., ma anche C.S.I Miami e altri polizieschi o Una mamma per amica? Non necessariamente in questo ordine si intende, ma ammettetelo… anche voi li avete visti almeno (si fa per dire) un duemila volte circa e alla fine, quando avete scoperto che non li avreste più potuti rivedere se non in alcuni penosi remake o repliche varie vi siete ridotti più o meno così:

Grazie a FRARTWORKS per l'immagine.

Grazie a FRARTWORKS per l’immagine.

Insomma alla fine, diciamocelo, chi siamo noi per disturbare l’estro creativo ed emulativo dei nostri figli preadolescenti (abbiamo ancora 11 anni… lo giuro!) o adolescenti se siamo la generazione Dowson’s Creek? E poi che male c’è? Sognare aiuta e noi meglio se realizziamo che l’adolescenza è alle porte e che in fondo non è poi cosa male, basta saperla affrontare (lo sto dicendo davvero?).

Ho letto dei consigli importanti scritti dal psicoterapeuta Roberto Pellai che possono venire in soccorso di noi mamme e papà di figli dagli undici anni in su. Li riporto qui per voi e…che la forza sia con noi! (Star Wars? Chi io? naaaaa….)

  1. Anche se un figlio sembra indifferente, per lui conta molto ciò che dicono o fanno mamma e papà.

  2. A un figlio adolescente serve un genitore che continui a essere padre e madre, non un amico.

  3. Di fronte ai cambiamenti del figlio, l’adulto deve cambiare il suo modo di porsi, di fare il genitore.

  4. Considerate i cambiamenti di vostro figlio come segnali di conquista della sua autonomia.

  5. Accogliete le nuove richieste di vostro figlio senza bollarle come pretesti per allontanarsi da voi: anche attraverso nuove esperienze, l’adolescente trova il suo posto nel mondo.

  6. Quando vostro figlio raggiunge un buon risultato, ditelo in modo chiaro con frasi tipo : ‘Sono orgoglioso di te!’.

  7. Se siete esasperati, non buttatevi in liti furibonde, lasciate passare la notte e comunicate a vostro figlio cosa avete deciso (eventuali sanzioni, castighi) il giorno dopo.

  8. Non date mai permessi che vi sembrano eccessivi per vostro figlio: la libertà non va data in blocco ma va fatta conquistare attraverso passaggi graduali.

  9. Evitate di fare ricatti morali continui (‘Così mi farai venire un infarto!’), o di essere autoritari, giocando sempre a braccio di ferro per ogni cosa. Questo modo di comportarsi trasforma la crescita in una lotta senza frontiere e mina la stima dell’adolescente.

  10. Amatelo per ciò che è. Sostenetelo. (Questo l’ho aggiunto io, perché ci credo)

E per i poster non disperate, verrà anche il giorno in cui finirà questa storia e allora…vi lamenterete del fidanzato…. 😉 

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Scuola: consigli pratici per non arrendersi

Vi ricordate del nostro amico, il logopedista Lorenzo Cainelli? Ha scritto degli articoli molto interessanti per noi, rispondendo anche alle vostre domande e qualcuno magari ha avuto la fortuna di incontrarlo alla nostra fiera a fine gennaio, allo stand dell’associazione DSA Trentino. Se ci avete fatto due chiacchiere avrete sicuramente capito perché a noi è subito piaciuto: dritto al punto e con grande onestà intellettuale oltre che trasporto verso le famiglie e i bambini in difficoltà. Insieme abbiamo pensato che sarebbe stato bello regalare ai lettori un piccolo vademecum per districarsi quando si scopre di avere un figlio con difficoltà scolastiche, una sorta di “ABC” del comportamento da tenere. Ci precisa lui che non si tratta di estratti di studi da logopedista, ma di esperienze vissute e consigli che nascono da ciò che in questi anni ha sperimentato…che è anche meglio!

  1. (Il principio supremo) La scuola dev’esser un luogo dove si va volentieri, fatta di insegnanti formati e dinamici che accolgono e non giudicano (al massimo, valutano una specifica preparazione). Il BENESSERE SCOLASTICO deve essere la prima delle priorità di ogni scuola, garantito da ogni istituzione, burocrazia e soprattutto buonsenso.maxresdefault
  2. Ogni ragazzino ha diritto di studiare e di imparare con i suoi tempi e con le proprie strategie. Spesso ci sarà bisogno di aiuto e della compensazione per poter essere al pari degli altri nello svolgimento di un esercizio, ma questo non deve e non può essere un problema. Gli STRUMENTI COMPENSATIVI non sono dei vantaggi ma delle necessarie opportunità per dimostrare quanto appreso perché compensare significa porre le persone su un piano di uguaglianza rispetto agli altri, non renderle “migliori degli altri” ma uniformale in termini opportunità di apprendimento. Non permettere un compenso significa svantaggiare il ragazzino in difficoltà  e metterlo in condizioni sfavorevoli di giudizio e di ansia (per esempio io, senza occhiali non ci vedo bene…non toglietemeli vi prego).
  3. Chi ha difficoltà a scuola ha come classica conseguenza ansia prestazionale e poca stima di sé. E questo punto fondamentale non può essere scordato in sede di valutazione. L’ansia, la timidezza, la vivacità, il pianto, il sorriso sono emozioni che difficilmente riusciamo a gestire e che non tutti riescono a capire. Anche se spesso mascherate, o non esplicitate, non significa che i ragazzini (tutti, ma in particolar modo i dsa) non abbiano timore nel dire che non hanno capito, che non siano preoccupati per una verifica e che questa possa andar male solo perchè “il cuore mi batteva forte e io non ricordavo più nulla!” (cit. Martina, 9 anni Dislessica). Ogni tanto basta un sorriso o magari chiedere: “Tutto bene? Non ti preoccupare!”. 
  4. Essere dislessico non è una giustificazione per essere pigri, svogliati o maleducati. Va spiegato, soprattutto ai più grandi, che ci sono delle responsabilità scolastiche e tante opportunità per leggere e conoscere il mondo: llaboratori, musei, audiolibri sono tutte grandi occasioni per chi non fa della lettura il substrato della propria conoscenza. Dislessia non deve significare ignoranza; come disgrafia e disortografia non devono essere sinonimo di “mancanza di scrittura”!
  5. La famiglia è il nido in cui sentirsi sempre protetti e al sicuro, ci deve essere sostegno e comprensione, ma questo non deve fare in modo che essa diventi scudo impermeabile contro le difficoltà scolastiche e gli insuccessi che molto spesso tutti, anche senza difficoltà, troviamo lungo il nostro cammino. LetterBlock_Family2Il ruolo della famiglia dovrà essere quello di far capire l’insuccesso e non negarlo, soprattutto non sminuendo il ruolo degli insegnanti o dell’istituzione davanti al ragazzo. La scuola è in un momento di transizione , dove ancora le difficoltà scolastiche non sono ben comprese da tutti, ma con l’aiuto e la collaborazione reciproca (tutelata dalla legge) si potrà tendere a creare un nuovo concetto di  società: dove la diversità siano finalmente pregio e non più difetto.

Cinque punti potrebbero sembrare pochissimi a chi magari sta già lottando a fianco di un figlio con DSA, perché sa bene quante sono le cose da tenere sotto controllo su tanti fronti, soprattutto sociali, ma credo che se fossimo in grado di adempiere almeno a questi cinque consigli di Lorenzo, saremmo già su un’ottima strada. Vorrei chiudere con una frase che ho letto a scuola di mia figlia, su un cartellone posto in bella vista nell’atrio e tratto dal “Manifesto per la slow school”  di Giuseppe Tesorio e che è il primo importantissimo punto di un decalogo che tutti dovremmo mandare a memoria, in primis gli insegnanti e i dirigenti:

Slow-School-Zone-Sign-K-6539“Ci vuole una scuola più distesa: non una fast school con i tempi sincopati di monitoraggi, test, verifiche, livelli di apprendimento, debiti, recuperi, che si accavallano freneticamente, piuttosto una slow school¸ più serena e rispettosa di ogni alunno. C’è bisogno di tempo per imparare ad imparare. L’insegnante non deve avere l’ossessione del tempo, occorre privilegiare i saperi fondamentali, senza fare troppo o troppo poco, rispondendo agli alunni e rimandando alla famiglia buona parte di quelle “educazioni” che sono state dirottate alla scuola.”

Se avete domande o curiosità in merito alle difficoltà scolastiche Lorenzo è a disposizione alla mail logolorenzo@live.it , non abbiate timore.